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Questa mostra inizia facendo appello alla memoria della parola e si conclude con il suono della voce mista. Ci chiede di ripassare i nostri ricordi, quelli del nostro tempo trascorso a studiare letteratura spagnola, recitando nel titolo i versi modernisti di Rosalía de Castro ("Addio fiumi, addio sorgenti...") e Gustavo Adolfo Bécquer ("Torneranno le rondini nere..."), per scoprire, alla fine, una delle poesie galiziane di García Lorca con la voce dell'artista. Giulia Fuentesal, di Fuentesal Arenillas, che lo legge con accento andaluso. l'intera proposta Angelo Calvo Ulloa E Pietro G. Romeroentrambi i curatori, si snoda in scambi poetici per riflettere sulla periferia come condizione del pensiero.

Ogni centro ha i suoi margini, ma altri centri sono stabiliti anche sui perimetri. Per questo, in questo “teatro delle operazioni” che riunisce una selezione di opere e documenti di 26 artisti galiziani e andalusi, si chiede qualcosa di più di un incontro fuori dalla capitale. Si tratta di un movimento orizzontale lungo un asse atlantico, da sud a nordovest in entrambe le direzioni, organizzato in cinque nuclei: la poesia, la modernità, il lavoro, l'esodo e l'eccentrico.

Questo percorso, come un buon dialogo, si snoda attraverso un paesaggio. Non si tratta di una rappresentazione letterale della natura, ma dell'esperienza umana che ne deriva. Nella modernità, intesa come sviluppo, come nucleo e spina dorsale, ci sono altri modi di fare, di pensare, di vivere.

Alegría e Piñero: 'Persistência da linguagem', 2019. Foto: Ada Cerdá

Alegría e Piñero: 'Persistenza del linguaggio', 2019. Foto: Ada Cerdá

Questo margine è presentato come invocato la memoria dei bambini, come alternativa alla Storia in maiuscolo Sì, sono gli eredi di Walter Benjamin. La concezione non gerarchica del filosofo tedesco articola anche i protagonisti: i moderni e i contemporanei che rivendicano l’artigianato come “pensiero manuale”, i popolari come coloro che sono stati abbandonati, costretti dalla fame o dalla politica, migrando per lavorare in regimi di sfruttamento o andando in esilio per vivere fuori dal dominio. In questo modo tutto viene percepito in modo più plurale.

Le opere presenti nelle sale della Casa de Iberoamérica, restaurate per un programma di riflessione attraverso l'arte, formano un quadro finemente studiato. La semplicità dei coni di carta di Fernando García, l'installazione di immagini casuali di Nuova scultura galizianaperfettamente allineato formalmente con le opere di Salinas Immacolata e Cristina Mejías, la visita anarchica alla spiaggia di Isaia Grinolole registrazioni di Juan Isaac Silva o la scultura performativa di Alegría e Piñero.

Insieme organizzano un incontro di accenti diversi per parlare di quello che chiamiamo identitàpiù come stato che come luogo, e tracciare una genealogia della Spagna che avrebbe potuto essere.